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Fumare Crack Una Volta A Settimana Di: I Rischi Per La Salute E La Dipendenza



Smettere di fumare è una decisione che va rinnovata di minuto in minuto, di ora in ora, di giorno in giorno. Premiatevi quando raggiungete un obiettivo: festeggiate il primo giorno senza fumo, la prima settimana e il primo mese.




Fumare Crack Una Volta A Settimana Di




Gli effetti del crack hanno una salita immediata, intensa e molto breve (3-15 minuti). Gli effetti desiderati sono quelli di sensazioni di forza ed energia, scioltezza comunicativa, euforia, disinibizione, vivacità e forte eccitazione. Il rovescio della medaglia è un down molto pesante: la persona può sentirsi molto depressa e apatica, può sperimentare stati paranoici, nervosismo e irritabilità, insonnia o ipersonnia, mancanza di appetito, diminuzione delle sensazioni di piacere, disturbi dell'umore, crisi di ansia, indurre malattie mentali e la voglia di rifumare può ripresentarsi esageratamente forte (intenso craving).


"Sono stato aggredito due volte, poi hanno minacciato di uccidermi a colpi di machete. Tre giorni fa ho trovato la targa professionale col mio nome spaccata". Non ne può più Giovanni Ferrari, 40 anni, avvocato penalista con lo studio al Pigneto, nel cuore dell'isola pedonale. A RomaToday racconta settimane di convivenza impossibile con un gruppo di uomini che consuma droga giorno e notte sugli scalini del suo portone in via Ascoli Piceno. "Ho lo studio al piano terra, mentre ricevo i clienti entra il fumo di crack e marijuana. Ogni volta interrompo, esco, chiedo gentilmente se si possono allontanare ma niente". Un tentativo di dialogo che non ha portato a nulla, anzi.


New York IL "CRACK" è improvvisamente sparito dalle strade del Lower East Side newyorchese all' inizio di giugno, ma non per merito della polizia. Sono stati i "Baroni" colombiani che controllano il traffico di cocaina a decidere di sospendere per qualche giorno i rifornimenti della letale "coca" da fumare, e a rallentare nelle settimane seguenti l' ammontare di polvere bianca venduto agli spacciatori al dettaglio. Una decisione assolutamente razionale: negli ultimi mesi, forse per effetto della campagna anti-droga condotta da mass-media e governo, era leggermente diminuita la domanda di cocaina sul mercato di New York, e in particolare del "crack"; ma interrompendo e poi tagliando drasticamente l' offerta, i narco-trafficanti hanno subito ovviato al problema, facendo salire alle stelle il prezzo della loro preziosa merce. E' stata una mossa degna di un esperto di marketing, e non ci sarebbe troppo da meravigliarsi se le bande dei colombiani disponessero veramente di un Dipartimento Vendite composto di brillanti laureati di Harvard e Yale. Che sia saggezza acquisita sui banchi universitari, o esperienza raccolta sul campo di lavoro, il fatto è che i professionisti del traffico di droga si muovono sul mercato mondiale con la sicurezza, i metodi, le strategie di esperti manager. L' industria della droga è sempre più, come notava una recente cover-story del quindicinale economico americano "Fortune", una vera e propria industria, non dissimile dalle grandi multinazionali Usa. E' un' industria con un fatturato globale annuo superiore, secondo stime dell' Fbi, ai 500 miliardi di dollari, quasi 700 mila miliardi di lire: una cifra grossa più del doppio di tutta la valuta Usa in circolazione, e pari ai guadagni lordi di General Motors, Exxon, Ford, Ibm, Mobil, General Electric, Texaco, At&t, Dupont e Chrysler messe insieme, cioè le 10 più grandi corporation d' America. Come qualsiasi altro bravo capitalisti, i Baroni della droga - in Colombia come nel Sud-Est Asiatico - investono e risparmiano oculatamente i loro miliardi, si preoccupano continuamente di espandersi verso nuovi mercati, di creare nuovi prodotti nell' ambito di una stessa linea di successo, e di generare un' instancabile domanda da parte del consumatore. L' apparizione del "crack", due-tre anni or sono, è un perfetto esempio di questo approccio da moderni businessmen: quando la cocaina da "sniffare" ha raggiunto l' apice della popolarità, ed è lentamente iniziata a declinare come droga alla moda, una nuova forma di "coca" è stata introdotta sul mercato. Una coca a base di cristalli duri, che si può fumare, e che costa almeno dieci volte di meno della coca in polvere: da 5 a 15 dollari a dose, contro 100 e più dollari al grammo. Da vizio per il "jet-set", la nuova coca solida si è trasformata in "oppio dei popoli", passione di massa. Il prossimo prodotto potrebbe essere una forma di eroina da fumare, da tempo in uso in Asia e recentemente introdotta negli Stati Uniti, oppure una miscela di coca e marijuana (o coca e tabacco), fortemente additiva, e già molto popolare in America Latina sotto il nome di "bazuco". Sempre in perpetuo rinnovamento, l' industria della droga viene oggi considerata dagli esperti come il "business" in più rapida espansione e sicuramente il più profittevole al mondo. Almeno mezza dozzina di nazioni asiatiche, e altrettante in SudAmerica, sono impegnate nel processo di produzione; la lavorazione passa per l' Europa (a cominciare dalla Sicilia) e per il Medio Oriente; l' intero pianeta offre opportunità di distribuzione e vendita. Ma di tutti i mercati, il più grande ed importante è sicuramente l' America, che produce guadagni annuali di oltre 100 miliardi di dollari (circa 130 mila miliardi di lire) al dettaglio, due volte quello che i consumatori Usa spendono per la benzina. Per combattere il traffico e curare gli effetti di questa industria, gli Stati Uniti spendono mediamente altri 50 miliardi di dollari l' anno: una cifra calcolata dal Traingle Research Institute della Nord Carolina, valutando morti, incidenti, criminalità, trattamenti medici e calo della produttività di chi è sotto l' effetto di stupefacenti. Periodicamente, i giornali americani stampano titoloni sulla confisca di enormi quantitativi di droga, e sull' arresto di intere bande di trafficanti, eppure l' offerta di droga sembra inesauribile. Il problema è che per ogni spacciatore finito nelle mani della polizia, ce ne sono 50 o 100 ansiosi di prendere il suo posto. E il flusso di narcotici prosegue come niente fosse, attirato da una insaziabile domanda. Secondo recenti statistiche, il 37 per cento degli americani al di sopra dei 12 anni di età (come dire 70 milioni di persone) ha provato una droga almeno una volta, mentre il 13 per cento della popolazione, circa 25 milioni di cittadini, è considerato tossicodipendente. Venti milioni di americani fumano regolarmente marijuana, sei milioni usano abitualmente cocaina, e mezzo milione è schiavo dell' eroina. "Qualsiasi industria che possa contare su 25 milioni di affezionati consumatori è in grado di sostenere un immenso impero finanziario ed economico" dichiara Francis Keating, sottosegretario al Tesoro. Non è sempre stato così, in America e nel resto del mondo. "Dopo avere preso per la prima volta la cocaina, o dopo un certo numero di volte, non si avverte assolutamente la minima dipendenza" scriveva Sigmund Freud nel 1884: per anni il problema fu sottovalutato, e i consumatori americani potevano acquistare liberamente la cocaina in pillole, unguenti, spray, in liquori (il "cordiale coca", si chiamava). Fino al 1903, la coca era una delle sostanze usate - come suggerisce il nome del prodotto - per la formula della Coca-Cola. Ai primi del ' 900, gli Stati Uniti avevano una popolazione di tossici di 250.000 persone, e iniziarono ad accorgersi dei disturbi, delle morti e del crimine connessi all' uso di droghe. Nel 1914, il Congresso approvò l' Harrison Narcotics Act, che metteva fuori legge quasi tutti gli stupefacenti, e negli anni Venti l' uso di cocaina, eroina e morfina scomparve quasi completamente. La situazione rimase immutata per vari decenni, cosicchè all' inizio degli anni Sessanta solo un' esigua minoranza di americani (e presumibilmente di europei) aveva mai provato la droga. Poi, insieme alla contestazione nelle università, alla liberalizzazione dei costumi, alla rivoluzione sessuale, al movimento hippye, vennero ondate successive di marijuana e hashish, seguite da una maggiore diffusione dell' eroina negli anni 70, e da un vero e proprio "boom" della cocaina all' inizio degli anni 80. Da un paio d' anni il consumo di narcotici negli Usa sembra in lieve calo, ma il mercato ha ormai raggiunto dimensioni tali da non temere minori contraccolpi. La multinazionale della droga è un' industria che offre lavoro e stipendio a decine di migliaia di persone in tutto il mondo, dai poveri contadini che coltivano piante di oppio nella giungla asiatica, fino ai leader miliardari del cosiddetto "cartello di Medellin", dal nome della città colombiana considerata la capitale internazionale della cocaina. Il 25 per cento della marijuana consumata negli Usa viene prodotto a livello nazionale, specialmente in California, dove l' "erba" rappresenta il più grande e più lucroso raccolto agricolo. Si prevede che entro pochi anni la produzione interna coprirà il 50 per cento del "fabbisogno" nazionale, aumentando di conseguenza anche l' occupazione di contadini, guardie armate, corrieri. Ma cocaina ed eroina arrivano negli Stati Uniti, ed in Europa, quasi esclusivamente come merce di importazione, percorrendo due vie differenti, ed aumentando di tappa in tappa i guadagni. Un agricoltore afgano o pakistano vende 10 chilogrammi di oppio per una cifra tra i 750 ed i 1000 dollari (intorno a un milione di lire). Il mercante pakistano che li ha acquistati, li rivende così come sono, allo stato grezzo, naturale, per circa il doppio, 1500 dollari. I suoi clienti possono essere distributori di morfina in Turchia, che mettono sul mercato, dopo opportuna lavorazione, un chilo di morfina per 4000-5000 dollari; oppure l' oppio viene venduto a laboratori che debbono trasformarlo in eroina, situati in Turchia, in Libano, in Siria, o direttamente sul posto d' origine, in Pakistan (e più raramente in Afganistan). Qui il prezzo di vendita cambia a seconda del grado di purezza dell' eroina, e del tipo, iniettabile o da fumare. Un 60-90 per cento di purezza va venduto generalmente a 8000-15.000 dollari, il prezzo è più basso se la lavorazione avviene in Asia anzichè in Medio Oriente (5000-7000 dollari). Il distributore all' ingrosso venderà il medesimo quantitativo a 65.000 dollari in Europa, e a due o tre volte tanto negli Stati Uniti, dopo aver tagliato l' eroina in modo da ridurne la purezza al 50-70 per cento, ad aumentarne di conseguenza la quantità. Il commerciante a livello locale la taglierà ulteriormente, fino a portarla ad un 40 per cento di purezza, vendendola a 200-300 mila dollari sia in Europa che negli Usa. Quando è venduta dallo spacciatore di strada, l' eroina pura è solo il 5-6 per cento, e il ricavato è superiore al milione di dollari, e può arrivare a due milioni. Una trafila analoga si verifica per la cocaina. Cinquecento chili di foglie di coca producono due chili e mezzo di pasta di coca, e vengono venduti da un povero agricoltore a 500 dollari. Due chili e mezzo di pasta di coca forniscono un chilo di cocaina, venduta dopo una prima sommaria lavorazione a 750 dollari. Passando da un laboratorio all' altro, lo stesso chilogrammo di cocaina viene venduto prima a 1500 dollari, poi a 4000. Il prezzo all' ingrosso negli Usa è di circa 20.000 dollari, con una purezza dell' 85 per cento. Il prezzo in strada, dopo che la cocaina viene tagliata e ridotta ad un 50 per cento di purezza, è di 135.000 dollari per il "crack" e di 200.000 dollari per lo "sniffo". Armati di simili risorse, i padroni dell' industria della droga possono permettersi di rimanere dietro le quinte, apparentemente con le mani pulite, e di muovere un esercito di pedine per il loro commercio illegale. Ci sono per esempio gli spericolati piloti che guidano piccoli Cessna carichi di coca dalla Colombia ai Caraibi, e di lì negli Usa, passando per la Florida o per il Messico, talvolta limitandosi a sganciare il loro "bagaglio" nell' oceano, subito fuori dalle acque territoriali americane, dove bande di complici vanno a ripescarlo subito a bordo di potenti motoscafi. Il pilota viene pagato profumatamente, 5000 dollari per ogni chilo di droga trasportato: un viaggio può voler dire guadagnare abbastanza per comprarsi una villa favolosa, poichè il carico medio di un aereo si aggira sui 300 chili di cocaina. E ci sono, in fondo alla piramide del narcotraffico, i ragazzini dodicenni, i figli dei ghetti neri metropolitani, che ricevono mille o duemila dollari al giorno semplicemente per fare il "palo" all' angolo della strada, avvertendo gli spacciatori se per caso arriva la polizia. Che qualche volta arriva, altre volte no, e non sempre per caso: l' industria della droga ha abbastanza dollari per corrompere agenti di ogni ordine e grado, dagli sceriffi delle cittadine di provincia della Georgia, fino ai giudici e ai capi della polizia di mezzo Sud America. Quando il dollaro non è una "intimidazione" sufficiente, i narcotrafficanti ricorrono ai proiettili dei killer: 60 magistrati e due ministri sono stati assassinati negli ultimi tre anni in Colombia, dove la cocaina rappresenta la maggiore fonte di esportazione fornendo 4 miliardi di dollari di fatturato annuo. Se per ipotesi gruppi come il "cartello di Medellin" venissero incriminati ed eliminati, la disoccupazione aumenterebbe del 25 per cento in Colombia: "Abbiamo bisogno di investimenti esteri, se vogliamo che la gente per bene non sia costretta a dipendere dai soldi creati dal traffico di cocaina" dice un portavoce governativo. In cima alla piramide di questa industria multinazionale, siedono i presidenti, i "Baroni" della droga, uomini come Carlos Lehder, il trafficante catturato dall' esercito colombiano nel 1987 ed estradato negli Usa, o come "Don Pablo" Escobar, che domina il commercio di droga da un ranch di 50.000 acri, abitato da ippopotami, giraffe, elefanti che compongono il suo zoo personale. La splendida residenza di campagna (una delle 95 case di sua proprietà) è sormontata da un aereo Piper sul quale lo stesso Escobar (così vuole la leggenda) avrebbe compiuto il primo traffico di narcotici della sua carriera; e davanti alla piscina c' è una Packard degli anni venti, crivellata di colpi d' arma di fuoco (qualcuno dice che apparteneva ad Al Capone, altri sostengono che è l' auto in cui furono uccisi Bonnie e Clyde). Come molti grandi trafficanti, Escobar si sente una specie di Robin Hood, che regala soldi, case, scuole ai poveri del suo paese, ed è osannato come un re benefattore. Dall' altra parte del mondo, nel "Triangolo d' Oro" dell' eroina, tra le remote montagne di Burma, Tailandia e Laos, regna Khun Sa, un ribelle capo di una milizia privata, che con la scusa di dover finanziare la sua guerriglia antigovernativa ha messo in piedi le più grandi piantagioni di oppio della regione. Dal 1977 ha offerto agli Usa di interrompere il traffico di stupefacenti, a condizione di ricevere da Washington 300 milioni di dollari l' anno in aiuti militari ed economici. L' amministrazione Usa ha sempre rifiutato la proposta, convinta che Khun Sa prenderebbe gli aiuti, e continuerebbe ugualmente i suoi traffici illeciti di "China White", la potente eroina che viene venduta a New York e in altre città americane ed europee. Contro un' industria così spregiudicata, ricca e potente, gli Stati Uniti possono fare ben poco. "Queste bande hanno abbastanza denaro e abbastanza armi da sottomettere con la corruzione e la forza le nazioni in cui vivono" ammette un agente della Dea, la Drug Enforcement Administration. Le varie polizie federali e locali continuano a dare la caccia ai trafficanti, ma Washington sa bene che cantare vittoria per l' arresto di qualche spacciatore è come credere di potere mettere in crisi la General Motors o la Ford chiudendo un paio di rivenditorie di auto usate.


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